Succede che la città ti sta stretta, hai voglia di respirare, di toccare la neve, di non lasciarti avvolgere dall’aria avvelenata che ti opprime. Succede che hai voglia di polenta concia e di un calice di Barbera lontano dal frastuono, mentre fuori la neve ti tiene compagnia, in silenzio e ti osserva dalla finestra mentre tu, al calduccio, scambi due parole con il vicino commensale o col ristoratore che sa tutto su quel piatto.
Succede che vuoi startene seduto su una panca, col sole alto sulle cime di una montagna che ti abbaglia, e tu, in quel bar in fondo alle piste con un bicchiere in mano, sorseggi una grappa deliziosa o un infuso alle erbe che ti inonda di profumo o, perché no, un cappuccino bollente con quei biscotti di meliga il cui profumo ti porti dietro per tutto il giorno.
E allora parti, raggiungi Bardonecchia, sai che al Melezet durante la settimana incontri solo i privilegiati della montagna che vanno su e giù tra snowboard e tranquille piste da sci e in un’ora da Torino sei su, attorniato dalla natura meravigliosa.
Inseguito dall’immancabile macchina fotografica giochi un po’ col paesaggio, col campanile della chiesa della borgata, col primo piano dello sciatore che viene giù deciso e convinto.
Fai due passi tra le antiche viuzze del borgo, raccolto intorno alla bella chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate con il caratteristico campanile a guglia slanciata, tipico da queste parti. Ormai il paese, pur conservando le caratteristiche urbanistiche d’un tempo, rimane testimone di una civiltà montana ormai superata, con qualche casa disabitata ancora strutturata con stalla, fienile e tetto in losa, pietra e legno locale, con le vecchie grange restaurate diventate ormai residenze di villeggiatura.
Una scoperta interessante è la Scuola di Intaglio del Melezet, di antica tradizione ( un leggio corale in legno è del 1508 e si trova nella Chiesa di S. Andrea a Millaures, una borgata vicina) che ancora oggi porta avanti la tradizione della lavorazione artistica ed artigianale del legno. Una produzione caratteristica è costituita dai cosiddetti “grappoli del Melezet”, cascate e ghirlande di fiori e frutti policromati e dorati che si ispirano a quelli settecenteschi presenti nella chiesa.
Ti rendi conto di quale era, anticamente, l’economia del territorio: allevamento, agricoltura e artigianato.
Oggi il turismo ha preso il sopravvento e Bardonecchia, con le sue borgate caratteristiche, i suoi impianti e le sue piste, ricopre un ruolo di primo piano nel panorama delle località sciistiche italiane.
Beh si è fatta l’ora di pranzo e quella polenta concia tanto desiderata vado a degustarla a Bardonecchia centro; un posticino carino, garbato, in Via Medail, vicino alla stazione ferroviaria: “La Filanda”. Ottima, preparata sul momento… una bontà!
Ancora quattro passi al sole. Si incontrano turisti, francesi, inglesi, sorridenti e soddisfatti! Alle 16 so che la storica Pasticceria Ugetti, sempre in via Medail, sforna i suoi irresistibili, magici Krapfen e allora mi avvicino ai profumi incantati che il Maestro Pasticcere Franco Ugetti e il suo staff preparano come merenda del pomeriggio.
E puntualmente arrivano sul banco di servizio queste prelibatezze alla crema, alla marmellata o al gianduia: scelgo la crema, ma sarei tentato di prenderle tutte e tre. Un senso di vergogna mi frena. Poi quell’irresistibile banco di praline, cioccolatini e gelatine di frutta, bicchierini e torte, per non parlare di quei vassoi straordinari di “bugie”, mi frenano e mi fanno riflettere. Scambio un po’ di battute col Maestro e ci diamo appuntamento a presto. Ne vale la pena, qui si narra la storia di una vallata, si racconta, attraverso la passione e la ricerca, un’antica tradizione che guarda al futuro, tra gusto e paesaggio.
Arrivederci!
Di Andrea di Bella
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