Il Ruchè, un vitigno piemontese che negli anni Settanta rischiava di scomparire ma che, grazie al parroco di Castagnole Monferrato si è salvato e, con il tempo e la passione di alcuni produttori, prima ha ottenuto la D.O.C. nel 1987, e poi, nel 2010, anche la D.O.C.G. riconoscimento alla grande qualità di questo rosso autoctono che, con il nuovo disciplinare, si produce con le uve del vitigno omonimo per almeno il 90 % , mentre il restante 10% può essere costituito da uve Barbera o Brachetto a discrezione del produttore. Fra le aziende che più hanno contribuito a far apprezzare questo vino in Italia e nel mondo c’è Montalbera che per festeggiare i 10 anni di attività in proprio ha inaugurato la nuova cantina di Castagnole Monferrato, che, accanto all’area dedicata allo stoccaggio e all’affinamento, la barricaia e l’area dedicata all’accoglienza, ha aggiunto una sala degustazione e un wine shop, destinati a ricevere gli enoturisti in arrivo da tutto il mondo. In totale gli ettari dell’azienda sono 145 suddivisi nei vari vitigni tipici della zona. Oltre 60 ettari a Ruchè. Ben 14 a Barbera d’Asti, 18 a Grignolino d’Asti, poi Chardonnay, Savignon e altro ancora, mentre i fondovalle sono stati riservati alla coltivazione dei nocciolo. Quattro intere colline. Ma l’azienda, di proprietà della famiglia Morando, continua ad espandersi. Solo negli ultimi due anni ha impiantato molti ettari a vigneto che entreranno in produzione dall’anno prossimo incrementando la realtà aziendale. Sotto la guida di Franco Morando, direttore generale, l’azienda vende i suoi vini per il 70% in Italia mentre il restante 30 % va soprattutto in Germania, Svizzera e poi a New York. E per farsi conoscere ulteriormente organizza degustazioni per winelovers ed enoturisti, come quella del decennale, condotta da un protagonista del mondo del vino ed autore di guide come Luca Maroni.
Renato Girello
Montalbera 10 anni